Barilla: 40 anni di storia per il brand italiano per eccellenza
In onore dei suoi primi 40 anni di storia aziendale, la Barilla, celebre azienda italiana che da sempre si dedica...
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Tra le ricette tipiche italiane e in particolare nella tradizione culinaria di Napoli, oltre alla pizza margherita, esiste anche un’altra specialità: la pizza fritta napoletana. Come tutti sappiamo, la città di Napoli è famosa in tutto il mondo per la creazione da parte di Raffaele Esposito della Pizzeria Brandi, della pizza napoletana, che chiamò margherita in onore della Regina d’Italia, Margherita di Savoia. Continuate a leggere per saperne di più.
La pizza fritta è una specialità napoletana composta da pasta per pizza farcita con ricotta, cicoli di maiale, salame napoletano, pepe nero, provola, polpette, pomodoro e basilico. La sua forma ricorda quella di un calzone ripieno, con la differenza che la pizza viene fritta, appunto, in abbondante olio bollente e viene mangiata ancora calda come pasto take-away, passeggiando per le strade di Napoli.
L’origine della pizza fritta risale al secondo dopoguerra. Napoli era stata distrutta dai bombardamenti e il cibo, così come il lavoro, scarseggiavano. La pizza margherita era diventata quasi un lusso in quanto mancavano gli ingredienti per prepararla e i forni a legna erano stati distrutti durante guerra. I napoletani non si persero però d’animo e ancora una volta, diedero il via alla loro creatività. Si pensò a una formula più semplice della pizza, da friggere nell’olio e da vendere al popolo.
Nacque così la pizza fritta. Le pizze venivano preparate dai pizzaioli e dalle loro mogli durante il loro giorno di riposo e venivano vendute direttamente fuori l’uscio di casa. L’impasto gonfio e croccante, dava la sensazione di maggiore sazietà. Gli ingredienti principali erano la ricotta, semplice da reperire e soprattutto molto economica e i “cicoli”, pezzi di grasso di maiale ricavati dagli scarti della lavorazione. Il suo soprannome “a ogge a otto” veniva utilizzato per comprare la pizza fritta e pagarla una settimana dopo.
Un primo riferimento a una pietanza simile alla pizza fritta si trova in un testo del poeta cinquecentesco Giovanni Battista del Tufo, che tesseva le lodi delle “zeppolelle”, pasta lievitata e fritta e poi cosparsa di miele. La versione dolce lasciò successivamente il posto a quella salata: baccalà e alici venivano usati per il ripieno, proprio come testimoniato da Ippolito Cavalcanti nel suo trattato “Cucina teorico-pratica”.
La pizza fritta deve la sua fama anche al cinema. La più famosa venditrice di pizza fritta è Sophia Loren che nel film di Vittorio De Sica intitolato L’oro di Napoli, interpreta il ruolo di una formosa friggitrice di pizze che perde l’anello di fidanzamento nell’impasto di una delle sue pizze fritte, ma che in realtà aveva lasciato a casa del suo amante.
La pizza fritta si è diffusa brevemente lungo lo stivale e, a seconda della regione, differisce nella preparazione e negli ingredienti. In Toscana ad esempio la pizza fritta viene chiamata “ciaccia fritta” o “panino fritto”, prende la forma di piccoli rettangoli di pasta fritta vuota, accompagnata da affettati come prosciutto, salame o lonza. Nel Lazio invece viene mangiata vuota con aggiunta di menta e rosmarino.
Oggi la pizza fritta è tra le specialità più amate in Italia e nella città di Napoli è rimasta la tradizione di preparare questa gustosa ricetta su dei food-truck per poi venderla lungo le strade della città.
Ora che sapete la storia della pizza fritta, non vi rimane che assaggiarla, noi di Italian Traditions siamo sicuri che vi stupirà.